Affile …Terra di Cesanese DOC

Affile è un piccolo e graziosissimo borgo dell’Italia centrale a soli 80 km da Roma, arroccato su di una collina a dominare la Valle dell’Aniene a sud dei monti Affilani.

Lo stemma del paese, un serpente avviluppato ad una vite, suggerisce molto di quellaAffile-Stemma che è la storia passata legata alla produzione del vino nella zona e, per fortuna, quella recente e futura legata all’opera di piccoli produttori che con coraggio hanno voluto riscoprire e scommettere sul vitigno autoctono della zona: il Cesanese di Affile.

Coltivato da tempo immemore, sembra già da quando Affile era una colonia romana, il Cesanese prenderebbe il nome dalle “caese” e cioè dalle aree collinari che venivano disboscate ogni qualvolta servisse piantare delle viti.

Nel nostro continuo girovagare alla scoperta di quelle piccole cantine che sappiano tradurre nella bottiglia la storia, la tradizione ed il territorio nel quale sorgono, abbiamo deciso di andare a visitare la cantina Formiconi che produce DSCF7247-resdue etichette di Cesanese di Affile DOC in purezza (nonostante il disciplinare preveda la possibilità di utilizzare il Sangiovese sino ad un massimo del 10%): il Cisinianum ed il Capozzano Riserva.

Ci accoglie in cantina Michael Formiconi ed è subito feeling. Anche questa volta ci siamo…. Passione e dedizione allo stato puro. Amore incondizionato per il territorio.

E partiamo proprio da questo. La cantina sorge su di una collina, dalla quale si vedono Monte Livata, Canterano, Rocca di Mezzo, Arcinazzo Romano, Affile ed il Monte Affilano.

Le vigne, esposte ad est, sono ad una altitudine di circa 650 metri s.l.m. Questo ambiente pedoclimatico garantisce un’ottima ventilazione ed una eccezionale escursione termica.

Michael ci racconta che rispetto ad altri coltivatori è più fortunato, proprio perché la ventilazione di cui godono i suoi terreni, sino ad oggi, ha evitato le gelate primaverili frequenti invece nella valle.

Il clima aiuta anche rispetto alle muffe, funghi e parassiti. Solo nel 2010 hanno registrato un episodio di peronospora, per questo gli unici trattamenti utilizzati in vigna sono rame e zolfo.

La cantina ha una superficie vitata di un ettaro e mezzo tutta coltivata a Cesanese, compresa la parte di filari destinati a dar vita alla Riserva.

Per la fertilizzazione dei terreni, prevalentemente argillosi, viene utilizzato il sovescio. In particolare viene piantato il favino per fissare l’azoto, che risulta gradito non solo ai terreni ma anche agli uccellini della zona….

DSCF7256-resLe viti sorgono in terreni molto scoscesi che rendono necessaria una raccolta manuale. Qui si pratica viticultura eroica e non a caso la cantina ha partecipato alla manifestazione “Vini da Terre Estreme” (http://www.vinidaterrestreme.com/2017).

Michael su nostra richiesta ci racconta la storia della cantina: “ il fabbricato della cantina apparteneva a mio nonno. In realtà glielo assegnarono dopo la II Guerra Mondiale. Lui faceva il vino, ma a livello di produzione familiare. Non imbottigliava neanche. Vinificava Cesanese e Sangiovese. Negli anni ‘60 e ‘70 regalava il vino alle feste scolastiche del Comune di Affile. Ad un certo punto il “Cesanese di Affile” scompare dalla memoria. Poi nel 2002, in occasione di una cena familiare, mentre si parlava di Piglio e di Olevano, abbiamo deciso di “ripartire” e subito dopo abbiamo dato avvio alle pratiche burocratiche, soprattutto per l’accesso ai finanziamenti comunitari (a quell’epoca io frequentavo ancora le scuole superiori). DSCF7222-resDurante l’ultimo anno di scuola ho frequentato un corso per giovani imprenditori.

Nel 2005 abbiamo creato l’impianto ed esattamente due anni dopo, nel 2007, abbiamo realizzato la nostra prima vendemmia. In quell’anno abbiamo prodotto 1.200 bottiglie”.

Nei vigneti, allevati tutti a cordone speronato, sono ancora presenti le viti del nonno di Michael di 35 anni di età. Vecchie vigne che ancora producono grappoli di grande qualità.

DSCF7218-resEntriamo all’interno della cantina e chiediamo a Michael di raccontarci l’iter dalla vendemmia alla bottiglia: “vendemmiamo normalmente intorno alla fine di ottobre. Quest’anno, complice il gran caldo, abbiamo raccolto il 7 ottobre, un record per noi. Il Cesanese, oltre ad avere una maturazione tardiva, è un’uva che ha un’altissima acidità che tende a scendere solo ad ottobre inoltrato. Questa caratteristica regala longevità ai vini da Cesanese. Tenete presente che la prima vendemmia l’abbiamo fatta nel 2007. Quest’anno abbiamo assaggiato bottiglie di quell’annata e abbiamo “scoperto”, ma in realtà lo sapevamo già, che dopo 10 anni questo vino raggiunge il massimo! Per quanto ci riguarda il problema è la quantità (circa 6.000-7.000 bottiglie di Cisinianum e circa 1.500-2000 bottiglie il Capozzano Riserva n.d.r.). Vi faccio un esempio. Abbiamo ora messo sul mercato la Riserva 2015 e già sappiamo che tra due mesi sarà finita. L’annata 2017 sarà commercializzata nel 2020, ma già abbiamo richieste”.

La fermentazione avviene in acciaio sia per il Cisinianum che per il Capozzano, il primo, poi, riposa in barrique di rovere per un paio di mesi, la Riserva, invece, circa 20 mesi in barrique di rovere e 6/8 mesi in bottiglia.

In entrambi i casi le barrique sono nuove e di secondo passaggio. Per la Riserva, il vino, dopo la macerazione e la fermentazione, viene messo in botti di annate diverse. Trascorsi 18 mesi viene unito come “massa unica” in un altro contenitore di legno, dove viene lasciato per altri 2/3 mesi. Successivamente si procede con l’imbottigliamento per l’ulteriore affinamento in bottiglia.

Chiediamo a Michael chi sia l’enologo della cantina: “le decisione su come vinificare le prendo io, ma ci avvaliamo della consulenza di Paolo Tiefenthaler che ci ha dato consigli importanti prima di una vendemmia. Gli portammo l’uva e di ci disse che non era ancora pronta per fare un grande vino. Ci suggerì, quindi, di tornare dopo un mese. Così facemmo ed il responso fu sorprendente, ci disse che sembrava l’uva dell’Amarone. E’ stato lui a consigliarci l’utilizzo delle barrique, contrariamente a quello che ci era stato suggerito in passato. E proprio con le barrique abbiamo avuto grandi risultati”.

L’entusiasmo di Michael è coinvolgente e siamo contenti di sentire che negli ultimi anni il Cesanese di Affile ha finalmente una sua riconoscibilità e rilevanza anche dal punto di vista commerciale.

Sono proprio i produttori come Michael Formiconi che hanno contribuito a ridare dignità ad uno dei vitigni autoctoni più importanti del Lazio.

E quando Michael ci mostra le due bottiglie rimaniamo piacevolmente colpiti anche dalle etichette che raffigurano una bifora da cui si vede il campanile di Affile. Ci racconta che l’etichetta è stata disegnata a mano da un frate di Santa Scolastica, il Monastero di Subiaco.

Il vino è la rappresentazione perfetta del vitigno e del territorio.

Entrambi i vini rivelano le potenzialità di lungo affinamento. Nonostante la vendemmia tardiva, infatti, la freschezza ed i tannini sono la nota prevalente. L’uso del legno aiuta ad ammorbidire la capricciosa vigoria del vino, che comunque entra teso e quasi “tagliente”. La fragranza delle note fruttate non è affatto domata dai sentori più morbidi lasciati dal legno. Ha ragione Michael quando dice che avrebbe bisogno di tempo in bottiglia.

Lasciamo la cantina Formiconi augurando, quindi, a Michael di aumentare in tempi brevi quella capacità produttiva che oggi non consente loro di “regalare” il giusto riposo al vino, con la consapevolezza che la nostra passione è destinata, se possibile, ad aumentare grazie a piccoli produttori come lui.

Alla prossima!

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